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Comunicazione e digitalizzazione in Italia: “realtà” vs “ciò che ci piace credere”…

©EricLafforgue

[SCENA 1] Breve preambolo. In Corea del Nord si insiste sulla diffusa “modernizzazione” del Paese; per dimostrarlo, le autorità organizzano tour propagandistici ad uso e consumo degli ospiti stranieri. Il fotografo francese Eric Lafforgue  ha avuto l’opportunità di scattare istantanee della vita quotidiana del più misterioso Paese al mondo. Alcune immagini, infatti, sono state prese “di nascosto” e mai avrebbero superato la pesante censura di Stato se qualche funzionario si fosse accorto della loro esistenza. Tra queste ve n’è una in cui si vedono delle ragazze apparentemente intente a lavorare sedute davanti al PC con il monitor “nero”, spento a causa della mancanza di corrente elettrica.

 

[SCENA 2] È stato recentemente pubblicato il DESI, ovvero l’annuale Indice di digitalizzazione dell’economia e della società realizzato dalla Commissione europea per monitorare la diffusione del digitale dei 28 Paesi dell’Unione. L’Italia – fra le prime 10 nazioni industrializzate del mondo – occupa il 24° posto. Guadagniamo una sola posizione rispetto al 2018, quando occupavamo la 25ª… Mi asterrò da commenti e mi sforzerò di attenermi ai soli dati. Dunque, secondo il report,

  • solo il 44% degli italiani tra i 16 e i 74 anni ha competenze digitali di base (57% media Ue)
  • il 19% di chi risiede in Italia non ha mai usato internet (nella Ue la percentuale è dell’11%)
  • meno della metà (46%) degli italiani ha usato servizi di web banking o ha fatto shopping online (47%)

D’altra parte… 

  • meno di un terzo degli italiani (24%) utilizza una connessione internet con banda larga ultraveloce (da 100Mbps), rispetto al 60% della media europea. Ciò ci spinge alla 27ª posizione (penultima). La banda larga veloce cresce, ma non abbastanza per spostarci dal 23° posto
  • la percentuale di connazionali in possesso di una laurea in ICT si ferma allo 0,9%. Non solo, gli specialisti in tali discipline incidono sulla forza lavoro solo per il 2,6%, rispetto al 3,7% della media europea
  • la percentuale di insegnanti che ha svolto corsi formativi di alfabetizzazione digitale non supera il 20%. E nel 24% delle scuole mancano corsi di informatica.

E le nostre aziende? Le PMI? A che punto siamo con la digitalizzazione?  

Solo il 10% delle PMI italiane ha attivato canali di vendita online (la media Ue è del 17%) e solamente il 6% vende oltre i confini nazionali; i ricavi dall’online, poi, non superano l’8%.

Un’altra ricerca, la PMI Digital Index, promossa da GoDaddy – colosso americano della vendita e gestione di domini – va diritto al sodo. Dalla survey emerge che: 

  • solo il 33% delle PMI italiane ha un sito web e solo il 57% di esse possiede alternativamente un sito web o una pagina Facebook
  • di queste munite di sito web, il 30% ne ha uno che, tuttavia, non è mobile responsive
  • solo il 9% ha utilizzato o utilizza strumenti come Google Ads e il 37% di esse non ha mai rivendicato un account Google MyBusiness (e cioè quelle informazioni che ci compaiono nella parte destra dello schermo quando facciamo una ricerca…).
  • e soprattutto – questo ci interessa nell’ottica del content marketing – ben il 32% delle imprese non aggiorna il proprio sito da più di un anno.

Volete qualche nota positiva? Esse riguardano l’assegnazione dello spettro 5G (secondi dopo la Finlandia) e i servizi digitali; in questo caso il 4° posto in classifica Ue per gli Open Data e i servizi di sanità digitale (meno bene l’interazione con la Pubblica Amministrazione). 

Che dire a questo punto? Nulla. Anzi no due cose.

  1. Proviamo a ribaltare la prospettiva e diciamo che ci sono enormi quantità di contenuti che – prima o poi – andranno comunicati (se si vuole resistere alla concorrenza). 
  2. Forse è ora di allineare l’Italia reale (quella dei dati appena snocciolati) con quella virtuale (che spesso ci raccontiamo…). Magari incominciando con dare la corrente elettrica ai PC.
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